IMENEO
PUò UN EFFIMERO RICORDO CREDUTO BUGIA, SANARE UN CUORE FERITO?
SCRITTO DA :
ELEONORA BELLI
“Qui
cosa c'è !” Mi chiesi, con tono curioso, guardando con occhio
interrogativo l'antico baule, ricoperto da una vecchia stoffa, dal color
porpora leggermente spento, dalla polvere che si era depositata sopra.
“ Ma
guarda un po', cosa ho trovato!” Esclamai, una volta aperto, e tolte
tutte le cianfrusaglie, che ne ricoprivano la superficie. aggiunsi poi
prendendolo in mano. “ Credevo di averlo perso durante il trasloco.”
Accarezzai la superficie semi rigida del mio vecchio diario, color
marrone terra, chiuso con dei lacci di pelle del medesimo colore.
Difronte a tale “ tesoro” ritrovato, tutti gli altri, ancora
inesplorati, persero la loro importanza in quel momento. Mi sedetti con
le gambe incrociate, sulle vecchie tavole di legno, che formavano
l'intero pavimento della stanza, scoprii in esse un sostegno più
rassicurante, dell'inquietante e ansioso cigolio che producevano, quando
le si calpestava per camminare.
Cominciai
a sfogliare le pagine dai colori ingialliti, sottili fogli, dalla
consistenza morbida, riempiti di parole scritte, con una grafia
frettolosa, e una penna stilografica con inchiostro nero, riempirono la
mia mente di nostalgici ricordi.
Voltai
la testa a sinistra, in direzione del' orologio rotondo che giaceva,
solitario sullo schienale di una vecchia poltrona, a fiori.
“ Si
sta facendo tardi, è meglio andare.” dissi, leggermente controvoglia, a
me stesso, quando ad un tratto una forte volata di vento, del tutto
inusuale,per il mese di agosto, fece spalancare la finestra, chiudere
con un rumore secco la porta della soffitta e aprire il diario che avevo
momentaneamente adagiato su di un tavolinetto sempre di legno,
riempiendo la stanza per un lungo attimo, del fruscio delle sue pagine.
Il vento si calmo, la stanza divenne nuovamente silenziosa, e io non
seppi spiegarmi ciò che lessi l'attimo seguente.
“ Il tempo è scaduto, la tua attesa è terminata, la lancetta ferma ormai da tempi immemori, ha scoccato il suo ultimo tic-tac, è giunta l'ora che tu ti ricongiunga a me come io a te. Ricorda non sei SOLO. Non arrenderti. Combatti.”
Ok. Respira. Un respiro, due respiri, quattro respiri, otto respiri. Ora ragiona.
Quella
breve frase non porta il marchio della tua grafia, la domanda è chi
l'ha scritta? Perché l'ha scritta? Quando l'ha scritta. Accarezzai
l'ultima frase, alzai il diario e misi la pagina in questione contro
luce, il sole si riflesse su di essa, donandogli un' effetto pergamena,
ed evidenziando delle piccole macchioline d'inchiostro che partivano da
sinistra e coprivano alcune parti delle prime parole,che prima non avevo
notato, da questo ne dedussi che la persona che aveva scritto la frase
era mancina.
“ Eccoti
! Dio! Mi sei mancata cosi tanto! Sapevo saresti tornata da me! ”
sibilai le parole mentre, ricoprivo con le mia braccia il suo esile
corpo, affondavo il mio volto nei suoi capelli, inebriandomi del suo
odore, ad ogni nuova ispirazione morivo e rinascevo più forte tra le sue
morbide braccia .
Inaspettatamente
a questa soave sensazione ne segui un leggero dolore, che fu causa del
mio improvviso stato di debolezza, barcollai prima in avanti poi
indietro, mi voltai, mi avevano iniettato un sedativo. Caddi con l'amaro
ricordo della consapevolezza: gli occhi che mi fissavano teneramente
non erano i suoi. Non erano della mia lei.
Questo
insolito ricordo invase la mia mente colmandola solo di esso, facendo
aumentare nuovamente il mio battito, riascoltare e vedere nuovamente
parole e volti che avevo giurato a me stesso di dimenticare, non era
esattamente nei miei piani.
Fortunatamente
una chiamata, che mi informava che serviva urgentemente il mio consulto
in ambulatorio, deviò i miei pensieri dalle ultime immagini ricordate.
Prima di lasciare la soffitta però raccolsi da terra una busta da
lettere con tanto di cera lacca gialla, anch'essa presente nel diario a
mia insaputa, con la variante che sul dorso della lettera questa volta
c'era incisa la mia grafia.
Una buona mezz'ora dopo varcai la porta d'ingresso dell'ambulatorio.
“Buon
Pomeriggio Dottor Wood, la sua paziente l'aspetta in sala visite 8” Mi
informò Mary l'infermiera di turno, la ringrazia e salutai a mia volta,
dirigendomi verso la stanza.
“Salve
io sono il Dottor...” Mi bloccai, non riuscendo a dire il mio nome, lei
si bloccò. Le sue guance si erano colorite di un rosso vivo. Ci
fissammo per alcuni interminabili minuti,nei quali successero due cose:
uno, potetti avere il tempo di riprendermi, perché nel momento in cui il
mio sguardo si era incontrato con il suo, il sangue mi si era
ghiacciato nelle vene, e con esso anche il mio cuore era diventato un
grande blocco di ghiaccio, che si ruppe in mille frammenti taglienti
come vetro, per ricomporsi l'attimo seguente, riprendere un battito
leggermente accelerato, e percepire ancora il fluire caldo e pulsante
del sangue nelle vene. Due, nonostante l'aria non era intrisa
verbalmente delle nostre voci, eravamo entrambi certi che l'uno avesse
riconosciuto l'altro, di conseguenza stavamo parlando, ringraziandoci,
almeno era quello il messaggio che i miei occhi gli stavano inviando! I
suoi erano come li ricordavo, un marrone caldo che se esposto al sole
come in questo momento, variavano il loro colore diventando ambrati.
“Dottor Wood, cioè Samuel, Samuel Wood” Dissi mettendo fine al silenzio, cercando di dare una nota di sicurezza al mio tono.
“ Emily Raven ” rispose semplicemente accennando un sorriso.
“ Allora, permetti che io dia uno sguardo alla tua mano? ” Chiesi gentile.
Presi
l'arto che mi porse, controllai in primo luogo la mobilità delle sue
dita e i suoi riflessi, erano nella norma, poi passai ad esaminare il
polso, non notai niente di anormale, accarezzai nuovamente l'indice
della mano, all'altezza dell'unghia dove vidi una protuberanza callosa,
in quell'istante capii.
“La
tua mano non potrebbe stare meglio!” Le dissi guardandola annuire,
aggiunsi. “ Sei stata tu a scrivere quella frase sul mio diario.
Perché?” dissi leggermente irritato.
“SI!
” Mi rispose decisa, aggiungendo ” Ti hanno mai raccontato che cosa
successe quella sera stessa?” Mi chiese, non ottenendo una risposta da
parte mia, prosegui con la sua verità.
“ Il
Dottor Candle, mi fece tornare per placare la tua inquietudine, sapendo
in cuor suo che non era giusto ciò che stava facendo, voglio dire
alimentare quella che era una speranza vana, almeno per te.” Fece una
breve pausa, poi riprese guardandomi teneramente. “ All'alba della
mattina seguente lo stesso Dottor Candle, mi disse che l'immagine che lo
aveva reso testimone, era riuscita a scalfirlo, penetrando leggermente
in profondità nella dura corazza del suo cuore invecchiato, tu mi tenevi
sulle tue gambe, stretta in un 'abbraccio cosi intenso, che sembrava
dovessi proteggermi da una minaccia imminente, o da un addio rimandato
troppo a lungo.
“ Già,
ora ricordo, il tuo calore sulla mia pelle, il crepitio lontano di un
camino, non mi trovavo a casa mia, la lettera la scrissi alla clinica.”
“Quale lettera?” chiese non capendo a cosa mi riferivo.
“ La
lettera che scrissi il pomeriggio dopo il mio risveglio, sulla base di
quello che credevo fosse stato solo un sogno, invece era stato tutto
vero.” aggiunsi porgendogliela, e spiegandole del fortuito ritrovamento,
avvenuto qualche ora prima.
In
questa notte dove ormai la luce del sole si è spenta, lasciando il suo
posto alla flebile luce delle stelle, mi ritrovo all'interno del nostro
salone,il camino ardeva di una fiamma viva,che tuttavia ha donato
all'ambiente un'atmosfera calda e accogliente,come piace a te. Il tuo
respiro caldo e regolare ha sfiorato l'interno della mia mano, che si è
mossa in sincronia con i lineamenti del tuo volto. Sei stata rapita
dalle forti braccia di Morfeo, il quale ti terrà al sicuro da questo
mondo a volte ingiusto, donando al tuo viso un' espressione di profonda
serenità, la stessa che tu hai donato alla mia anima un tempo avvolta da
interminabili inverni.
“Io
finisco il turno alle sette, sarò sincero, tu hai conosciuto il lato
più negativo di me, mi hai detto di non arrendermi, potremmo
approfondire quella che potrebbe iniziare come una bella amicizia,
quello che succederà dopo solo il tempo potrà dircelo, che ne dici? ”
“Vediamo,
sono venuta in ambulatorio, fingendomi malata, ho corrotto
l'infermiera, quindi direi che alle sette mi troverai qui in sala
d'attesa ad aspettarti.”
“ Perfetto,
perché temo che la patologia della quale sei affetta, richiederà più di
una seduta per garantire una perfetta guarigione o no.”
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