Titolo: I Vitelloni
Anno: 1953
Regia: Federico Fellini
Durata: 108 min.
- Commento -
Un film dalla fama
incontestabile che ultimamente mi ha fatto rivivere la bellezza dei
vecchi lavori italiani, quelli che – insomma – ho sempre amato e
ammirato.
Ritengo che questa
pellicola sia un vero e proprio capolavoro, per una semplice ragione:
la credibilità dei personaggi è intoccabile e vera: sembra di
osservare la realtà attraverso piccoli gesti che rendono
comprensibili i comportamenti, le battute e i riferimenti.
La malinconia
finale che giunge durante le ultime scene, rende partecipe lo
spettatore di pezzi esistenziali, che io ritengo assolutamente
fondamentali.
- Focus On -
Questa volta la
mia più sincera devozione va ad Alberto Sordi, un maestro della
comicità che in questo caso diventa un involucro di tante facce, che
però riflettono in una sola personalità. Nel film interpreta un
uomo immaturo, ma incredibilmente segnato dagli eventi; insicuro e
fastidioso, appare come l'esatta, scomoda e cruda inversione dello
stereotipo italiano dei suoi tempi. Una recitazione magistrale che
spetta sempre e comunque a lui di diritto.
- Trama -
Durante una
sfilata di bellezza sulla spiaggia si premia Miss Sirena 1953; la
vincitrice, Sandra, improvvisamente sviene. Arriva il medico che fa
allontanare tutti, ma il trentenne donnaiolo Fausto capisce
immediatamente la causa del malore di Sandra. Corre subito a casa,
proprio mentre era scoppiato un temporale. Prepara la valigia, chiede
dei soldi al padre e gli dice che deve partire per Milano a cercare
lavoro.
Intanto arriva
preoccupato il fratello di Sandra, Moraldo che gli fa sapere che
Sandra è incinta. Fausto sa bene di essere il responsabile e, su
pressione di suo padre Francesco, non può fare altro che sposarla,
sebbene gli amici si prendano beffe di lui. Al matrimonio tuttavia ci
sono tutti.
I neo sposini
felici partono per Roma in luna di miele, proprio mentre serpeggia
tra gli amici qualche malumore. Alberto, che invece appare il più
sicuro di sé, continua a godersela tra biliardo, scherzi e
scommesse. Con una scusa, prima chiede un prestito di 500 lire alla
sorella Olga, l'unica della famiglia che lavora, per impiegarlo al
gioco, successivamente la rimprovera di mantenere una relazione
segreta con un uomo separato, ma coniugato e che quindi non potrà
mai sposarla. Al ritorno dal viaggio di nozze, il suocero trova a
Fausto un lavoro presso un suo amico venditore di oggetti sacri,
Michele.
Il film a questo
punto alterna le meschine avventure di Fausto con il vuoto
gironzolare degli altri membri della compagnia. Fausto sebbene
sposato e in attesa del figlio, continua a non mettere la testa a
partito. Una sera, portata la moglie al cinema, non perde l'occasione
di fare piedino alla bella sconosciuta seduta accanto. Quando la
donna s'allontana, lasciata la moglie con una scusa, la insegue, la
raggiunge, la corteggia e la bacia. È soddisfatto di sé, ma tornato
sui suoi passi, alla vista della moglie fa finta di niente. È
carnevale. Si deve far festa. Nel locale del ballo, Fausto s'accorge
di Giulia, la moglie del suo principale, e si ripromette di farla
sua. Durante la festa Alberto, ubriaco, si rende conto di quanto la
sua vita sia vuota e stupida, ma non ha il coraggio di cambiare.
Il giorno dopo
Olga, che era il sostegno della famiglia, parte con il suo uomo tra
le lacrime della madre e del fratello, l'una dispiaciuta anche per la
mancanza di quell'unico reddito e l'altro per il dover promettere
alla madre di trovarsi un posto.
Fausto invece, non
solo arriva assai in ritardo al lavoro, ma con una scusa, nel retro
del negozio cerca di strappare un bacio a Giulia che però gli
resiste indignata. Michele li vede imbarazzati e non gli è difficile
capire quello che è appena successo. Convoca l'ingrato Fausto e lo
costringe a licenziarsi. A Moraldo, Fausto dice invece che è stata
Giulia a provocarlo e, scoperto, ingiustamente licenziato e senza
preavviso. Per ripicca quindi si fa aiutare da Moraldo a sottrarre
dal negozio un angelo di legno che però non riescono a vendere e che
affidano ad un povero sprovveduto chiamato Giudizio.
Il furto viene
scoperto. A pranzo il padre di Sandra è furibondo. Accusa i due di
aver rubato e di aver dovuto, per questo, supplicare i carabinieri di
poter risarcire direttamente l'azione vergognosa senza ulteriori
conseguenze. Accusa pure Fausto di aver insidiato la moglie del suo
più caro amico. Sandra scoppia in lacrime e scappa in camera. Il
fratello ingenuamente la rassicura raccontandole la versione di
Fausto, utile però a far riconciliare la coppia. Nasce il piccolo
Moraldo, gioia della famiglia, e Fausto si sente meno osservato. È
alla ricerca di un nuovo lavoro, ma non riesce ad abbandonare la
vecchia compagnia di amici (Alberto, Moraldo, Riccardo, Leopoldo) con
i quali ha trascorso una giovinezza fatta di superficialità e
irresponsabilità.
Leopoldo da parte
sua è riuscito a convincere Sergio, un consumato attore di teatro, a
potergli leggere una sua commedia. Gli amici che l'accompagnano sono
emozionati, ma alla lunga s'annoiano: sono molto più interessati
alle ballerine con le quali scherzano e ballano. Il giovane incassa
le entusiastiche lodi dell'attore che però poi, quando gli chiede
ambiguamente di accompagnarlo in una zona poco frequentata e senza
luci, gli si dimostra così inquietante da farlo scappare via.
È notte fonda e
Moraldo sta aspettando Fausto che aveva passato la serata con una
delle ballerine. È dispiaciuto per la sorella Sandra e lo
rimprovera. A casa Sandra, dopo aver atteso Fausto fino a tardi, gli
impedisce di accarezzare il figlio e scoppia in lacrime. È stanca
dei suoi tradimenti e all'alba, mentre il marito dorme, prende il
bambino e scappa via. Fausto e gli altri ragazzi iniziano una vana
ricerca, ma Moraldo indispettito decide di far solo. Il tempo passa e
la fame aumenta così, distratti dalle dolcezze della campagna
circostante, si fermano a mangiare. Fausto invece comincia ad aver
paura e continua le ricerche per conto suo.
La celebre scena
in cui Alberto Sordi fa il gesto dell'ombrello
A casa la donna di
servizio in lacrime gli dice che si sono recati in questura: la
stanno cercando al mare. Fausto si reca sulla spiaggia e qui incontra
casualmente la donna del cinema che si mostra interessata a
rivederlo, ma lui è insensibile e confuso e si allontana da lei.
Torna a casa dove incontra Moraldo e si dispera dicendo che vuol
farla finita, ma Moraldo gli rimprovera di essere troppo vigliacco
anche per questo. Trova però il coraggio di tornare al negozio a
piangere da Michele raccontando anche a lui che Sandra non si trova.
Intanto Alberto in macchina con gli altri due di ritorno dal pranzo,
alla vista lungo la strada di alcuni lavoratori della mazza,
affaticati, vigliaccamente li sbeffeggia col gesto dell'ombrello
urlando loro "Lavoratori... Lavoratori della mazza...". Ma
dopo pochi metri la macchina si ferma per un guasto. Inseguito, non
gli resta che scappare gridando di aver scherzato.
A sera di ritorno
a casa di suo padre, Fausto riceve dalla sorellina la bella notizia
che Sandra è tornata. Si era rifugiata a casa dal suocero. Ma qui il
padre Francesco l'attende per dargli una dura lezione picchiandolo
con la cinghia dei pantaloni, sostenuto da Michele che tiene a bada
Sandra che supplicava di smettere. Finalmente consapevole delle
responsabilità che comporta l'aver creato una famiglia, Fausto
riunito alla moglie e al figlio, sembra ravveduto.
Moraldo è l'unico
ad avere il coraggio di lasciare il paese, partire in treno per Roma.
Alla stazione viene scorto da Guido, un fattorino suo piccolo ma vero
amico. Il treno parte mentre Moraldo immagina di vedere i suoi
compagni ancora dormienti nei loro letti. Il film mostra le due
sequenze con cadenza alternata, accompagnate tuttavia sempre dallo
stesso audio del treno che parte.
Al prossimo appuntamento!
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