venerdì 10 aprile 2015

Memoria delle mie puttane tristi - Gabriel Garcìa Márquez

L'arte ai tempi del consumismo
Il salotto letterario




a cura di Alessandra Nitti



Memoria delle mie puttane tristi
G.M.Márquez


L'anno dei miei novant'anni decisi di regalarmi una notte d'amore folle con un'adolescente vergine.

E se dopo aver avuto oltre cinquecentoquattordici donne, all'alba dei vostri novant'anni, scopriste che cosa è l'amore?
Questa è la storia del nonagenario protagonista di “Memoria delle mie puttane tristi”, ultimo romanzo (2004) del grande Gabo.
Dopo aver vissuto da scapolo solitario e aver frequentato tutti i migliori bordelli della città per innumerevoli lustri, la mattina del novantesimo compleanno, colmo dell'ardore che mai lo ha abbandonato, ordina alla vecchia ruffiana e conoscenza di lunga data, Rosa Cabarcas, di procurargli una vergine adolescente.
La notte stessa Rosa riesce a trovare una povera fanciulla quattordicenne che aiuta la famiglia lavorando in una fabbrica nella quale attaccano bottoni. Troppo stanca a causa del lavoro, Delgadina – così chiamata dal protagonista che non conosce il reale nome della fanciulla – non si sveglierà per soddisfare i bisogni dell'uomo nel suo letto, il quale trascorrerà tutta la notte osservando il corpo acerbo della ragazza e innamorandosi platealmente di lei. E così trascorrono le notti a venire, senza lascivia, senza parlarsi, senza che Delgadina si svegli mai. Come un giovanotto, il protagonista fa regali alla sua donna, le racconta delle storie, l'accarezza senza interruzione, come non aveva mai fatto con nessuna delle sue donne e puttane.
Con ironia e stile fresco, Márquez fa nascere l'amore in un uomo che vive “in un'età in cui la maggior parte dei mortali è già morta”, e da quel momento tutta la sua vita ha più senso di essere goduta, i nuovi articoli del suo giornale sono frizzanti, ringiovanisce, scopre la bellezza dell'esistenza e, infine, rende la sua vita un inno all'amore, al sesso e ai piaceri della vita, attraverso la magica penna di Gabo.

Era finalmente la vita reale, col mio cuore in salvo, e condannato a morire di buon amore nell'agonia felice di un giorno qualsiasi dopo i miei cent'anni.


2 commenti:

  1. Bene. Ho tempo ancora 15 anni e poi vedo se copio Marquez. Magari con delle varianti. Ti farò sapere.

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