mercoledì 27 maggio 2015

[letti per voi] - La lunga notte del dottor Galvan, di Daniel Pennac

Si può svenire per il dolore, e dal dolore essere risvegliati. Mentre correvo, mi sono venuti in mente i partigiani durante la Resistenza. Su questo si sono sbagliati in tanti. I più valorosi pensavano di poter sfuggire alla tortura svenendo... Errore, finché non sei morto il dolore ti acciuffa ovunque.
copertina

Titolo: "La lunga notte del dottor Galvan" - Autore: Daniel Pennac - Editore: Superbur Feltrinelli - Anno: 2006 - pp. 78 - prezzo 6,50 euro - acquistalo qui


Da leggere perché...

Questo breve racconto di Pennac è esilarante, frizzante, incalzante e leggero. Si legge tutto d'un fiato tra risate e ironia, in un gioco sapiente di situazioni comiche e elucubrazioni mentali sagaci, come solo la penna di questo scrittore riesce a narrare.
Da leggere!
Mi avvolgeva in uno sguardo che ero ben lungi dal riempire.

La Storia

Gerard Galvan è un giovane medico del pronto soccorso animato da spirito assistenziale e tormentato dal decidere che tipo di biglietto da visita realizzare per sé stesso, per annunciare la propria specializzazione medica. Proprio dal suo racconto torniamo indietro di molti anni, in una folle notte dove, fra crisi di asma e ricoveri urgenti per trauma stradale, un paziente diverso dagli altri attira la sua attenzione. L'uomo se ne sta seduto su una sedia e continua a ripetere: "Non mi sento tanto bene" senza riuscire, però, a spiegare altro. Al precipitare della sua situazione medica il giovane dottore, con il malato al seguito, consulta tutti gli specialisti dei vari reparti, per arrivare a diagnosi sempre sconfessate dall'evoluzione della salute dell'uomo. Esilaranti le scene d'emergenza, così come le valutazioni dei dottori che riescono a passare dall'occlusione intestinale all'esplosione della vescica, all'attacco epilettico.
Il dottor Galvan assiste il malato per tutta la notte, sperando che la medicina possa curare tutti i suoi mali ma alla fine, sopraffatto dalla stanchezza, si addormenta. Al suo risveglio il letto di fronte a lui è vuoto e il malato non c'è più. È morto? Lo hanno spostato di reparto? E se sì, dove è stato portato? Galvan non ne conosce neanche il nome e le ricerche che fa tra i vari reparti danno esito negativo: il paziente è sparito!
Durante il consulto fissato per quella mattina con tutti i luminari dell'ospedale, dopo scene esilaranti in cui nessuno sa spiegare la sparizione del malato, questi – tra lo sbigottimento generale – riappare in ottima forma e la reazione del dottor Galvan cambierà tutti i suoi progetti in campo medico...

L'Autore

pennacDaniel Pennac, romanziere francese e professore di lettere in un liceo parigino. Il suo scopo è quello di restituire agli adulti il piacere di leggere; a questo tema ha dedicato un saggio dal titolo Come un romanzo. Ha scritto romanzi per ragazzi: Abbaiare stanca, L’occhio del lupo, Kamo. L’agenzia Babele, Kamo. L’idea del secolo. Il successo arriva, però, con la saga incentrata sulla figura di Benjamin Malaussène (di professione "capro espiatorio"); è lui il personaggio più famoso nato dalla fantasia di Pennac: Il paradiso degli orchi, La fata carabina, La Prosivendola, Signor Malaussène, La passione secondo Thérèse, Ultime notizie dalla famiglia raccontano le vicende di Malaussène e della sua originale famiglia. Il successo di questi romanzi è da ricercare nel mix tra romanzo poliziesco e humor dirompente, nello stile brioso, nel ritmo incalzante e nelle situazioni paradossali e bizzarre. Tanti altri lavori di questo autore sono da citare, tra i principali:  Ecco la storia, Grazie, Diario di scuola.


∼ Loriana ∼







giovedì 14 maggio 2015

Il Biancavallo- L'arte ai tempi del consumismo

A cura di Alessandra Nitti

Cronaca informale dell'arte ai tempi del consumismo: temi attuali dei tempi moderni, raccontati con humor, sarcasmo e precisione per un venerdì tutto da leggere e... da apprezzare!


Buongiorno cari lettori,
dopo lunghi e accurati studi finalmente sono giunta a una conclusione e stamattina mi sono svegliata con queste parole che mi ronzavano nelle orecchie: la letteratura sta andando a puttane. No, non sto usando un clichè né una volgarità. È la verità, data la natura dei protagonisti di alcuni romanzi.
Intanto, se valutassi i manoscritti ricevuti dalle CE, penso che a quest'ora sarei già bell'e sepolta causa suicidio.
Insomma, veniamo al punto. Credo che il problema degli ultimi anni sia il pubblico femminile. Non tutto, ovvio, ma mi è arduo comprendere certe mode, come quando il maschione di turno viene sostituito da vampiri sexy, zombie glitterati, lupi mannari con i brillantini. Insomma, donne, volete davvero essere "possedute" da un mostro che, è bene ricordarlo per quelle che non lo sanno, non esistono? Ma forse questi desideri hanno dei problemi subconsci, forse sono i rimasugli del "Ehi, guarda che se fai la cattiva chiamo l'uomo nero". E chi avrebbe detto di no?
Ora che siamo cresciutelle neanche il ben più reale uomo nero riesce a saziare i nostri istinti più primordiali e quindi ci buttiamo su attori, vampiri, zombie e peluches.

Fortunatamente, però, ci sono anche le donne che credono ancora nel principe azzurro. Beh, anche io da piccola immaginavo il principe azzurro e la cosa più bella era certamente il cavallo bianco. Al giorno d'oggi (e io sono giovane, eh!) si spera invece che il principe assomigli al cavallo, in quanto alle doti più nascoste. De gustibus...
Il problema non è tanto questo, ma il fatto che si ricerchi questo fantomatico principe azzurro (che nel frattempo vive felice e contento per sempre con la principessa) nei film e nei libri. Non capisco, vostro marito è così orribile? Poverino, sgobba tutto il giorno e torna a casa stanco, distrutto e sudato e voi che vi sentite sfortunate perché non avete in casa Ciccio Bello che ha un attico a New York, gioca a golf, ha lo yacht ed è invidiato da tutte le vostre amiche. Ok, sarò sincera. Avesse uno yacht il mio ragazzo non lo disdegnerei. L'attico a New York sì, ma non è questo il luogo dove parlare della mia antipatia verso La Merica. Ero qui per parlare dei protagonisti dei romanzi.
Ultimamente ho sentito questa strana parola, il maschio alfa. Ecco, il maschio alfa è il capobranco dei lupi, NON UN ESSERE UMANO. Mi fanno girare gli zibidei questi romanzi dove il protagonista è un uomo così:
-Giovanissimo (l'unica cosa plausibile)
- Pieno di soldi (senza esperienza? Senza laurea? Ricordatevi la crisi)
- Che ha un attico a New York (Beato lui, noi alla sua età siamo costretti a vivere in case condivise)
-Che è bellissimo e perfetto (Apritegli la bocca, forse ha i denti cariati, forse ha il pepino piccolo, forse non so, so solo che la perfezione non esiste)
-Adorato da tutte le ragazze. Allora, soffermiamoci su questo punto. È impossibile. Mettetevelo in testa. Non esiste un ragazzo così, forse anche lo stesso principe azzurro era un gran rompicoglioni. Non esiste! Non esiste uno adorato da tutte! No, no no! E poi, una domanda, se è adorato da tutte le ragazze e soprattutto gli piace farsele tutte (dignità zero, il tipo) perché lo volete per voi? Perché non scoparvelo una notte e via? (non so più se sto parlando con le protagoniste dei romanzetti o con le lettrici). Io direi, prendetelo per quello che è, un bel cetriolino con cui divertirsi ogni tanto.
Cercate l'amore in uno che si fa mezza città? Be', la vedo una causa persa in partenza. Inoltre dovete spiegarmi perché questo capobranco attorniato da un gruppo di amici assetati, si innamora alla fine proprio di lei, della brava ragazza vergine (che tanto brava non è se si fa rimbecillire proprio da lui). Fossi in lui, sinceramente, quella ragazza la eviterei a priori. Uno così, nella vita reale, la manderebbe a quel paese in quattro e quattr'otto. E lo farei anche io, fossi in lui.
Ecco, ora ho bisogno di un caffè. Il biancavallo mi sta aspettando.