venerdì 30 ottobre 2015

[Magla's Addicted] - Chi sono? - poesia di Dietrich Bonhoeffer

Dietrich Bonhoeffer

Chi sono?

Chi sono? Spesso mi dicono
che esco dalla mia cella
sciolto e sereno e saldo
come un signore dal suo castello
Chi sono? Spesso mi dicono
che parlo con i sorveglianti
libero e cordiale e franco
come se avessi da comandare.
Chi sono? Mi dicono anche
che i giorni porto della malasorte
imperturbabile, sorridente e fiero,
come chi è uso alle vittorie.
Davvero sono quello che altri di me dicono?
O son soltanto ciò che io stesso di me so?
Inquieto, nostalgico, malato, come un uccello in gabbia,
boccheggiante per un soffio di vita, come se mi strozzassero,
affamato di fiori, di colori, cinguettii,
assetato di buone parole, di calore umano,
tremante d’ira per l’arbitrio e la minima offesa,
tormentato dall’attesa di grandi cose,
invano trepidante per amici a distanza infinita,
stanco e troppo vuoto per pregare, per pensare, per fare,
fiacco e pronto a dire addio a tutto?
Chi sono? Questo o quello?
Sono forse oggi questo e domani un altro?
Sono entrambi al contempo? Dinanzi agli uomini un ipocrita
e per me stesso un debole piagnucoloso degno di disprezzo?
O forse ciò che è ancora in me assomiglia all’esercito in rotta
che arretra confuso dinanzi a vittoria già ottenuta?
Chi sono? Solitario porsi domande si fa beffe di me.
Chiunque io sia, Tu mi conosci, Tuo sono.

(a cura di Pino Prete)

giovedì 29 ottobre 2015

[Magla's addicted] - Limpido e azzurro - Santina Gullotto


LIMPIDO E AZZURRO
di Santina Gullotto 


Quel sole limpido e azzurro, lo vedi e lo trovi solo sullo sfondo di un sogno..... E se sognando lo riporti con te nella realtà dei tuoi giorni, addolcirà i pensieri che ti esplodono dentro..... La luce chiara che trovi nel sogno, può illuminare ogni singolo giorno spazzerà quella nebbia che hai dentro il cuore, per sentire del sole il suo dolce calore..... Ogni giorno può anche finire, ma non spegnere mai la voglia di tornare a sperare..... E se sognando riesci a rubare la felicità che nel sogno ritrovi, e la porti con te al tuo risveglio, sentirai più leggero quel peso nel cuore..... E se limpido e azzurro, sarà il tuo pensiero più chiaro vedrai ogni tuo desiderio

(a cura di Pino Prete)

mercoledì 28 ottobre 2015

[Magla's Addiscted] - poesia di Salvatore Spinelli

poesia
di Salvatore Spinelli

 
Nella mia vita mai avrei pensato, adesso che sei vecchio e malato, che a salutarti sarei stato io, amato e fedele amico mio.
Che tu mi lasci non mi sembra vero amico fedelissimo e sincero, tu che per naturale abitudine hai colmato la mia solitudine.
Ora con la mano vecchia e stanca accarezzo la tua pelliccia bianca, tu mi guardi con l’occhio spento che produce in me dolore e pianto.
Anch’io ti guardo fissamente e i ricordi tornano alla mente, ti vedo cucciolo poi cresciuto e quello che da te ho ricevuto.
Quando la perfida…mi trafisse il cuore fosti tu a guarirlo col tuo amore, lo guaristi con le tua capriole che per me furon salutari parole.
Abbiam goduto giorni di felicità ma lunghi periodi di povertà, e quando a tavola non c’era niente ci sosteneva l’amore solamente.
Io non ho conosciuto l’agiatezza ma tu sei stato la mia ricchezza, la tua compagnia è stata vitale facendomi superare il male.
Ma ora che te ne sei andato che ne sarà di me vecchio e malato, chi al mio cuore darà conforto ora che tu, amico mio, sei morto.
Ma la realtà, amico mio, è una sola ed è la cosa che più mi consola, tra non molto anche io ti seguirò e felice con te mi ricongiungerò.
Cominceremo una vita novella, sicuramente assai più bella dove nessuno più ci dividerà e staremo insieme per l’eternità.
Se rinascere fosse dato a me accetterei ma solo se con te, perciò, amico, grazie di cuore perché mi hai dato solo amore.

(a cura di Pino Prete)

martedì 27 ottobre 2015

[Magla's addicted] - Le 58 poesie d'amore di Guevara - poesia n. 2 - Ernesto Che Guevara

Le 58 poesie d'amore di Guevara 2 poesia
..Ernesto "Che" Guevara

Fammi sentire il frastuono, quel tuono che spalanca finestre, che sgretola i vetri dell'appena intravedere. Vola in alto piccolo cuore, infrangi le regole di cristallo delle apparenze delle sudice ipocrisie. In occhi altrui non specchiarti mai di luce riflessa, mai a scaldarti in lenzuola di pelle. Anima fragile ricerca sempre la purezza -nel grande libro di terra- soffermati a riflettere sulla prima parole della vita -AMORE -

(a cura di Pino Prete)

lunedì 26 ottobre 2015

[Magla's addicted] - La vita non mi spaventa (Maya Angelou)

Maya Angelou
– La vita non mi spaventa -

La vita non mi spaventa per niente
Ombre sul muro Rumori lungo il corridoio La vita non mi spaventa per niente Cani infuriati che latrano Enormi fantasmi in una nuvola La vita non mi spaventa per niente
La vecchia cattiva Mamma Oca I leoni in libertà Non mi spaventano per niente Draghi che sputano fiamme Sul mio copriletto Non mi spaventano per niente
Io faccio “buh” Dico “pussa via” Mi diverto A vederli correre Non piangerò Così voleranno via Mi basta sorridere Per farli impazzire La vita non mi spaventa per niente
Ragazzi violenti che fanno a botte Tutta sola di notte La vita non mi spaventa per niente Pantere nel parco Estranei al buio No, non mi spaventano per niente
Quella nuova classe dove Tutti i ragazzi mi tirano i capelli (Ragazzine smorfiose Dai capelli ricci) Non mi spaventano affatto
Non mostratemi rane e serpenti Aspettandovi che io urli Se mi spavento Lo faccio solo nei miei sogni
Ho un incantesimo Nascosto nella manica, Posso camminare sul fondo del mare Senza bisogno di respirare
La vita non mi spaventa per niente Per niente Per niente La vita non mi spaventa per niente.

(a cura di Pino Prete)

venerdì 23 ottobre 2015

[Magla's addicted] - William Shakespeare - I sonetti da 1 a 20

12.

Quando conto le ore che segnano il tempo
e vedo il glorioso giorno sprofondare nell'oscura notte,
quando vedo la viola sfiorire
e riccioli corvini striarsi di bianco;
Quando miro i maestosi alberi cedere le foglie,
sotto i quali riposarono gli armenti nella canicola,
e il verde estivo tutto legato in covoni
essere portato ispido e barbato sui carretti,
Allora, pensando a te, temo per la tua bellezza,
ch'essa pure vada a stringersi tra i rifiuti,
perché le cose dolci e belle immiseriscono
er muoiono, cedendo il posto ad altre.
Nulla vale contro la falce del tempo
se non generare; per sfidarlo, quando colpisce!

(ringraziamo Pino Prete per la segnalazione)

giovedì 22 ottobre 2015

[Magla's Addicted] - Il Sole a dicembre - poesia di Santina Gullotto


IL SOLE A DICEMBRE
di Santina Gullotto


Pallido e freddo,il sole a dicembre..... E' sbiadito il colore del giorno, tra le nuvole minacciose e un pò scure è ormai persa la gioia del cuore. E' nell'aria profumo di festa, un profumo che ha perso il sapore, il sapore della gioia che passa per lasciare posto ad altro dolore..... Ormai stanco d'intemperie ogni giorno, anche il tempo selvaggio e crudele, manipolato dall'umano incosciente, pulisce ogni essere ed ogni creatura..... Dio ci ha dato un mondo perfetto, ma l'umano che cosa ne ha fatto, ha distrutto il sano equilibrio senza coscienza, senza rimorso..... E ritorna il sole a dicembre..... Tra le nuvole scure sui monti, i suoi raggi delicati e sfuggenti, ridaranno calore al tuo cuore.. Cerca ancora di non soffrire, torna ancora una volta a gioire spera nelle piccole e semplici cose, d' uguale valore, di un diamante autentico e vero.

(a cura di Pino Prete)

mercoledì 21 ottobre 2015

[Magla's addicted] - Gli uomini, Maya Angelou

poesia di Maya Angelou
Gli uomini


Quando ero giovane, ero solita guardare nascosta dietro le tende gli uomini che andavano e venivano per strada. Uomini vecchi, ubriachi. Uomini giovani, più acidi della senape. Li vedevo. Gli uomini vanno sempre da qualche parte. Loro sapevano che io ero lì. Con i miei quindici anni, affamata. Si fermavano sotto la mia finestra con le spalle alzate come i seni di una adolescente, l’orlo della giacca gli carezzava il sedere. Gli uomini.
Un giorno ti prendono con delicatezza tra le loro mani, come se tu fossi l’ultimo uovo crudo della terra. Poi stringono. Un poco, nient’altro. La prima stretta è gradevole. Un abbraccio veloce. Gentili fino alla tua resa. Un pochino ancora. E comincia il dolore. Ti strappano un sorriso che scivola nel panico. Quando finisce l’aria, e il cerebro deflagra, esplode brevemente ferocemente come la capocchia di un fiammifero. Fatto a pezzi.
È il tuo succo quello che scende lungo le tue gambe. Che ti macchia le scarpe. Mentre la terra torna a raddrizzarsi, e i sapori cercano di ritornare sulla lingua, il tuo corpo è già chiuso. Ormai per sempre. Non esistono chiavi.
Poi si chiude anche la finestra della tua mente. Lì, dietro l’oscillare della tende, continuano a camminare gli uomini. Sanno sempre qualcosa. Vanno sempre da qualche parte. Io, questa volta, voglio soltanto fermarmi a guardare.
Forse.

(a cura di Pino Prete) 

martedì 20 ottobre 2015

[Magla's addicted] - Il gatto in un appartamento vuoto - Wisława Szymborska

Wisława Szymborska
– Il gatto in un appartamento vuoto -


Morire – questo a un gatto non si fa. Perché cosa può fare il gatto in un appartamento vuoto? Arrampicarsi sulle pareti. Strofinarsi tra i mobili. Qui niente sembra cambiato, eppure tutto è mutato. Niente sembra spostato, eppure tutto è fuori posto. E la sera la lampada non brilla più. Si sentono passi sulle scale, ma non sono quelli. Anche la mano che mette il pesce nel piattino non è quella di prima. Qualcosa qui non comincia alla sua solita ora. Qualcosa qui non accade come dovrebbe. Qui c’era qualcuno, c’era, e poi d’un tratto è scomparso, e si ostina a non esserci. In ogni armadio si è guardato. Sui ripiani è corso. Sotto il tappeto si è controllato. Si è perfino infranto il divieto di sparpagliare le carte. Cos’altro si può fare. Aspettare e dormire. Che provi solo a tornare, che si faccia vedere. Imparerà allora che con un gatto così non si fa. Gli si andrà incontro come se proprio non se ne avesse voglia, pian pianino, su zampe molto offese. E all’inizio niente salti né squittii.

(a cura di Pino Prete)

venerdì 16 ottobre 2015

#Social Book Day

#socialbookday

[Magla's addicted] - William Shakespeare - I sonetti da 1 a 20 1

dipinto di Karl Briullov [fonte: internet]

 Sonetto 1

Alle meraviglie del creato noi chiediam progenie
perché mai si estingua la rosa di bellezza,
e quando ormai sfiorita un dì dovrà cadere,
possa un suo germoglio continuarne la memoria:
ma tu, solo devoto ai tuoi splendenti occhi,
bruci te stesso per nutrir la fiamma di tua luce
creando miseria là dove c'è ricchezza,
tu nemico tuo, troppo crudele verso il tuo dolce io.
Ora che del mondo sei tu il fresco fiore
e l'unico araldo di vibrante primavera,
nel tuo stesso germoglio soffochi il tuo seme
e, giovane spilorcio, nell'egoismo ti distruggi.
Abbi pietà del mondo o diverrai talmente ingordo
da divorar con la tua morte quanto a lui dovuto

 
ringraziamo Pino Prete per la segnalazione di questo testo

giovedì 15 ottobre 2015

Social Book Day!



#socialbookday

Un invito alla lettura globale, che parte dalle pagine e le community dedicate ai libri per poi coinvolgere tutti. Nell’era dei social network arriva il 15 ottobre Social Book Day, la giornata dedicata ai libri nel corso della quale i nuovi canali digitali possono permettere di sostenere un fine sociale molto importante: leggere di più…


[Magla's Addicted] - Il primo amore, Szymborska (a cura di Pino Prete)

Wisława Szymborska
– Il primo amore

Dicono che il primo amore sia il più importante. Ciò è molto romantico ma non è il mio caso. Qualcosa tra noi c’è stato e non c’è stato, è accaduto e si è perduto. Non mi tremano le mani quando mi imbatto in piccoli ricordi e in un rotolo di lettere legate con lo spago nemmeno con un nastrino. Il nostro unico incontro dopo anni, la conversazione di due sedie intorno a un freddo tavolino. Atri amori ancora respirano profondamente in me. A questo manca il fiato per sospirare. Eppure proprio così com’è, è capace di ciò di cui quelli non sono ancora capaci: non ricordato, neppure sognato, mi familiarizza con la morte.

mercoledì 14 ottobre 2015

Segnalazione uscita - IL GIOCO DELL'ERBORISTA, il fantasy di Luca Di Gialleonardo (Nero Press edizioni)

Sinossi

Panfilo, figlio adolescente di una coppia di contadini, conosce Annatea, una bizzarra erborista che vive da sola nel bosco. Tornato a trovarla il giorno successivo, Panfilo
incappa in Corrado, fuorilegge che resta colpito da una macchia rossiccia che il ragazzo ha sull’avambraccio fin dalla nascita. Il brigante lo rapisce e lo porta nella sua misteriosa
terra di origine: Selleria, un’isola sconosciuta e nascosta da una nebbia che provoca visioni infernali. L’isola è contesa tra il popolo dei Selleri e quello dei Corviniani, tra i quali
si combatte una guerra secolare, della cui nascita si sono persi i ricordi.
A causa della macchia che ha sull’avambraccio e di una profezia che lo riguarda, Panfilo diventerà ago della bilancia in questa guerra.
Ma Panfilo è davvero un predestinato? O soltanto una pedina in un gioco molto più grande di lui? 


L'Autore
Luca Di Gialleonardo nasce il 31 ottobre del 1977 a Teramo, trascorre i primi anni di vita a Sassuolo (MO) e si trasferisce in via definitiva ad Anagni (FR), lo storico paese famoso per lo “schiaffo”. Non appena impara a leggere e scrivere, queste due attività diventano i suoi interessi principali. Nel 2009 pubblica con Delos Books il romanzo La Dama Bianca, nella collana Storie di draghi, maghi e guerrieri. Nel 2013 è finalista al Premio Urania, mentre nel 2014 arriva finalista al Premio Tedeschi e al Premio Odissea. Per la Delos Digital pubblica gli ebook Di fame e d’amore e Di rabbia e di dolore (in coppia con Andrea Franco), due episodi di The Tube Exposed; Big Ed, romanzo breve per la collana Serial Killer; Il calice della vendetta e Trenta baiocchi, nella collana History Crime. Nel 2014 pubblica il romanzo fantasy La Fratellanza della Daga e il romanzo di fantascienza Direttiva Shäfer (entrambi per la Delos Digital). Nel 2015, per la collana Delos Crime (Delos Digital), pubblica il racconto lungo Mario non sbaglia. Ha pubblicato diversi racconti in riviste e antologie. Sulla Writers Magazine Italia cura una rubrica su tecnologia e scrittura e per la Delos Digital ha pubblicato il manuale Tutti i segreti di Word per chi scrive. Laureato in Economia, lavora in una società di servizi per i fondi pensione. 


Il commento dei lettori
Il racconto è solo l’inizio di una serie e devo dire che mi ha da subito affascinata. I toni caldi e prorompenti di esso ci inoltrano fin da subito in un vero fantasy, tutto da scoprire. La scrittura magnetica di Luca Di Gialleonardo è davvero sorprendente, con tanti piccoli particolari davvero fantasiosi e originali.

Titolo: Il gioco dell'Erborista - Bracciorosso (vol. I)
Autore: Luca Di Gialleonardo
Editore: Nero Press
Genere: Fantasy
Formato: ebook Kindle
Anno: 2015
Prezzo: 2,99 euro
oppure Acquistalo direttamente sul sito della Nero Press qui

[emozioni tra le pagine] - Ash, Malinda Lo


[Magla's addicted] - Marina Ivanovna Cvetaeva - poesia

Un mondiale nomadismo è cominciato nel buio:
sono gli alberi che vagano sulla terra notturna.
Sono i grappoli che fermentano in vino dorato,
sono le stelle che di casa in casa peregrinano,
sono i fiumi che il cammino cominciano a ritroso!
E io ho voglia di venire da te sul petto - a dormire.
(ringraziamo Pino Prete per la segnalazione)
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-64833>

martedì 13 ottobre 2015

[Letti per voi] - Candido di Voltaire

Buongiorno a tutti car* lettori e followers, oggi vi parlerò di un libro speciale:

Candido, Voltaire


“Candido” di Voltaire – editrice: Newton Compton Editori –
edizione integrale – 2013 – 127 pp. – prezzo: 0.99 euro




Trama

Avventure e disavventure di Candido, ragazzotto ingenuo e buono d’animo, che attraverserà il mondo e vivrà mirabolanti avventure. La storia di Candido offre all’autore la possibilità di disquisire di filosofia e affrontare in modo diretto e puntuale la destrutturazione del pensiero leibniziano.



Dalla IV di copertina – La candida domanda “Perché esiste il male in questo mondo?” ha turbato i pensatori di tutti tempi. Se lo chiede anche Voltaire, in questo piccolo gioiello letterario e filosofico, senza trovare una risposta definitiva, anzi, lasciandoci con il sospetto che una risposta definitiva non esista affatto. Esempio unico di mirabile congiunzione tra ironia, inquietudine metafisica e perfezione stilistica, Candido racconta la storia di un ragazzo che vaga per nazioni e terre nuove e misteriose, affrontando le più diverse avventure. Conosce il dotto fanfarone Pangloss, con cui va incontro alla rovina: parla con religiosi, manichei, donne di facili costumi, scopre addirittura El Dorado. E nel corso del suo viaggio regala al lettore il piacere dell’arguzia unita alla forza dell’intelligenza.

voltaire1L’AutoreFrancois-Marie Arouet, che assumerà lo pseudonimo di Voltaire, nasce a Parigi nel 1694. Scrisse opere storiche, poemi epici, prose filosofiche e letterarie, versi d’occasione e libelli polemici. Divenne uno dei massimi rappresentanti dell’Illuminismo. Conobbe la Bastiglia e l’esilio in Inghilterra ma poi tornò a Parigi dove morì nel 1778. Il suo capolavoro fu il Dizionario filosofico.




Stralci


Ho visto, nei paesi che la sorte mi ha fatto percorrere e nelle osterie dove ho servito, un’enorme quantità di persone che esecravano la propria esistenza; ma ne ho viste soltanto dodici metter fine volontariamente alla loro miseria; tre negri, quattro inglesi, quattro ginevrini e un professore tedesco chiamato Robeck.

***

La cattiveria degli uomini gli si mostrava in tutta la sua bruttura; si nutriva solo di idee tristi.

***

“Dovete avere, disse Candido al turco, una vasta e magnifica terra. – Ho soltanto venti jugeri, li coltivo con i miei figli; il lavoro allontana da noi tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno.”

Candido, tornando alla fattoria, fece profonde riflessioni sulle parole del turco. Disse a Pangloss e a Martino: “Mi pare che quel buon vecchio abbia un destino migliore di quello dei sei re con i quali abbiamo avuto l’onere di cenare. (…) So anche, disse Candido, che bisogna coltivare il nostro giardino. – (…) Lavoriamo senza discutere, disse Martino, è il solo mezzo per rendere la vita sopportabile.”



La mia recensione



Voltaire scrisse quest’opera sotto anonimato, ma il romanzo fu ben presto attribuito a lui, perché “l’incomparabile esprit de Voltaire non poteva essere più dissimulato, poiché una ormai vasta produzione letteraria ed epistolare lo aveva reso celebre in tutta Europa”. (cit. Riccardo Campi nella Premessa)

Ma anche perché il modo di scrivere dell’autore è definito e netto, arguto e sagace che si riconosce subito. Concorcet nel suo Vie de Voltaire del 1791, scrive su Voltaire: “ha la sfortuna di sembrare facile, invece esige un talento raro, quello di saper esprimere in una battuta, in un lampo di fantasia, o attraverso gli avvenimenti stessi del romanzo, i risultati di una profonda filosofia, senza smettere di essere naturale, senza smettere di essere vero… Si deve essere filosofo, e non sembrarlo”.

Voltaire attacca l’approccio filosofico che “tutto è bene”. Dopo il disastroso terremoto di Lisbona del 1755 egli “cristallizzò nei freddi alessandrini in rima baciata del Poème sur le dèsastre de Lisbonine, nel quale, in un profluvio di vocativi e domande retoriche, egli esprimeva i propri dubbi sulla fondatezza dell’ottimismo metafisico di Leibniz e di Alexander Pope”. Candido è la summa di questa sua destrutturazione del pensiero filosofico di Leibniz. Nella filosofia ottimistica Voltaire, infatti, scorgeva non solo un ero acquiescente fatalismo, inteso a scoraggiare ogni umana attività in nome della provvidenziale immodificabilità dell’esistente, ma anche una delle solite imposture della “metafisico-teologo-cosmolonigologia” ovvero un “Romanzo metafisico” che egli sentiva come un oltraggio al bon sens e alla ragionevolezza, il quale aggiungeva alle “tante miserie e orrori (del mondo) l’assurda furia di negarle”. (cit. R. Campi)

L’autore quindi, con il suo arguto stile ironico, contro il quale nessuna coerenza sembra poter resistere attacca l’intero sistema filosofico (incarnato dalla figura di Pangloss) trasformando in macchietta la filosofia leibniziana che, di fronte alle sciagure, trasforma la realtà in ottimistica convinzione grazie a slogan che appaiono in tutta la loro componente grottesca.

Infatti, portando il suo personaggio, Candido nei “suoi viaggi attraverso il Portogallo e la Spagna, in Sud America, in Inghilterra, in Francia, a Venezia, gli incontri con personaggi diversi tra loro, ma per lo più sventurati quanto lui, il suo sodalizio con l’umile e assennato Cacambo e poi con il disilluso Martin, sedicente manicheo – senza diventare fredde allegorie o simboli veri e propri, sono figure o episodi che, prive di spessore realistico e psicologico e come ritagliate in una silhouette, si offrono a Voltaire quali bersagli ai dardi satirici della sua critica. Egli così può colpire in effige i pregiudizi e la stupidità.” (cit. R. Campi)

A chiusura di tutte le avventure del nostro eroe arriva la soluzione a tale interrogativo: “bisogna coltivare il proprio giardino”. Infatti, proprio come indicato da Riccardo Campi nella sua Premessa all’opera: “Sono queste forse le uniche parole del romanzo che non celino alcuna venatura ironica”. Darsi da fare, insomma, in operosità.

La forza di questo romanzo è tutta qui, come le parole di Campi sottolineano:

“Forse per la prima, e certamente per l’ultima volta nella storia della filosofia e delle letteratura, si è ricorsi in Candide alla più aperta comicità per affrontare uno dei temi meno ridicoli e divertenti che abbiano inquietato le indagini dei filosofi: la inconcepibile presenza del male in un mondo creato da un Dio benigno.”
Insomma… l’ho letto tutto d’un fiato! Candido è una figura ingenua e un po’ bambinesca, grazie a lui l’autore fa una critica feroce verso l’approccio filosofico del “tutto va bene” e quindi dell’immancabile fatalismo nell’approccio con le difficoltà della vita.

Le avventure di Candido sono esilaranti, a tratti spietate e di incredibile ferocia, ma nonostante tutto il protagonista arriva alla conclusione della sua storia con la stessa ingenuità con cui è partito. E, finalmente, trova la risposta alla sua domanda: per vivere bene occorre darsi da fare, perché il lavoro è il solo mezzo per rendere la vita sopportabile” e, forse, occupare il tempo per farsi meno domande!

Da leggere se amate la filosofia e la buona letteratura!


∼ Loriana ∼






[Magla's addicted] - Vecchia Maria - Ernesto Che Guevara

Ernesto Che Guevara
Vecchia María

Vecchia Maria, stai per morire, voglio dirti qualcosa di serio: la tua vita è stata un rosario completo di agonie. Non hai avuto amore d'uomo, salute e denaro, soltanto la fame da dividere con i tuoi; Voglio parlare della tua speranza, delle tre diverse speranze costituite da tua figlia senza sapere come. Prendi questa mano d'uomo che sembra di bambino tra le tue levigate dal sapone giallo. strofina i tuoi calli duri e le pure nocche contro la morbida vergogna delle mie mani di medico. Ascolta, nonna proletaria: credi nell'uomo che sta per arrivare credi nel futuro che non vedrai. Non pregare il dio inclemente che per tutta la vita ha deluso la tua speranza. E non chiederà clemenza alla morte per veder crescere le tue grigie carezze; i cieli sono sordi e sei dominata dal buio, su tutto avrai una rossa vendetta, lo giuro sull'esatta dimensione dei miei ideali tutti i tuoi nipoti vivranno l'aurora, muori in pace vecchia combattente. Stai per morire vecchia Maria, trenta progetti di sudario ti diranno addio con lo sguardo il giorno che te ne andrai. Stai per morire vecchia Maria rimarranno mute le pareti della sala quando la morte si unirà all'asma e consumerà il tuo amore nella tua gola. Queste tre carezze fuse nel bronzo (l'unica luce che rischiara la tua notte) questi tre nipoti vestiti di fame, sogneranno le nocche delle tue vecchie dita in cui sempre trovavano un sorriso. Questo sarà tutto, vecchia Maria. La tua vita è stata un rosario di agonie, non hai avuto amore d'uomo, salute, allegria, soltanto la fame da dividere coi tuoi. È stata triste la tua vita vecchia Maria. Quando l'annuncio dell'eterno riposo velerà di dolore le tue pupille, quando le tue mani di sguattera perpetua riceveranno l'ultima ingenua carezza, penserai a loro. . . e piangerai, povera vecchia Maria. No non lo fare! Non pregare il dio indolente che per tutta una vita ha deluso la tua speranza e non domandare clemenza alla morte, la tua vita ha portato l'orribile vestito della fame e ora, vestita di asma, volge alla fine. Ma voglio annunciarti, con la voce bassa e virile delle vendette, voglio giurarlo sull'esatta dimensione dei miei ideali. Prendi questa mano d'uomo che sembra di bambino tra le tue levigate dal sapone giallo. strofina i tuoi calli duri e le pure nocche contro la morbida vergogna delle mie mani di medico. Riposa in pace vecchia Maria, riposa in pace vecchia combattente, i tuoi nipoti vivranno nell'aurora,
lo giuro!

(a cura di Pino Prete)

lunedì 12 ottobre 2015

[Magla's addicted] - Un soffio al cuore, di Santina Gullotto (a cura di Pino Prete)


UN SOFFIO NEL CUORE
di Santina Gullotto
tratte dalla silloge "Il buio e la luce"

Un soffio nel cuore..... Un soffio di vita, resporo ormai stanco di mille dolori..... Amaro sapore di sogni traditi, amaro risveglio di giorni infiniti. Il tarlo che trama,corrode la vita..... potrai sopportare? il cuore ormai stanco di mille pensieri..... Non hai più risorse ti lasci cadere,l'abbisso ti aspetta..... I fragili alpigli ti portano fuori,
qualcuno si spezza ti fa ricadere, ritorni a sperare ritorni un pò fuori. Per quanto ancora potrai sopportare? Quel soffio nel cuore divenra uragano, e dopo che passa desolato ti lascia..... La fede che hai ti fa rialzare e devi con forza ritornare a sperare

(a cura di Pino Prete)

venerdì 9 ottobre 2015

[Magla's Addicted] - Lo chiamiamo granello di sabbia, Szymborska (a cura di Pino Prete)

Wisława Szymborska Lo chiamiamo granello di sabbia

 Lo chiamiamo granello di sabbia. Ma lui non chiama se stesso né granello né sabbia. Fa a meno di un nome generale, individuale, permanente, temporaneo, scorretto o corretto. Del nostro sguardo e tocco non gli importa. Non si sente guardato e toccato. Ech e sia caduto sul davanzale È solo un’avventura nostra, non sua. Per lui è come cadere su una cosa qualunque, senza la certezza di essere già caduto o di cadere ancora. Dalla finestra c’è una bella vista sul lago, ma quella vista, lei, non si vede. Senza colore e senza forma, senza voce, senza odore e senza dolore è il suo stare in questo mondo.

giovedì 8 ottobre 2015

[Magla's addicted] - Nulla due volte, Wislawa Szymborska (a cura di Pino Prete)

Wislawa Szymborska
– Nulla due volte

Nulla due volte accade 
né accadrà. 
Per tal ragione
nasciamo senza esperienza, moriamo senza assuefazione.
Anche agli alunni più ottusi 

della scuola del pianeta 
di ripeter non è dato 
le stagioni del passato.
Non c’è giorno che ritorni, 

non due notti uguali uguali, 
né due baci somiglianti, né due sguardi tali e quali.
Ieri, quando il tuo nome 

qualcuno ha pronunciato, 
mi è parso che una rosa sbocciasse sul selciato.
Oggi che stiamo insieme, ho rivolto gli occhi altrove. 

Una rosa? Ma cos’è? Forse pietra, o forse fiore?
Perché tu, ora malvagia, dài paura e incertezza? 

Ci sei – perciò devi passare. 
Passerai – e in ciò sta la bellezza.
Cercheremo un’armonia, sorridenti,

fra le braccia, anche se siamo diversi 
come due gocce d’acqua.

mercoledì 7 ottobre 2015

[Magla's addicted] - Un'adolescente, Wislawa Szymborska (a cura di Pino Prete)

Wisława Szymborska
– Un’adolescente

Io – un’adolescente? Se ora, d’improvviso, si presentasse qui, dovrei salutarla come una persona cara, benché mi sia estranea e lontana?
Versare una lacrimuccia, baciarla sulla fronte per la sola ragione che la nostra data di nascita è la stessa?
Siamo così dissimili che forse solo le ossa sono le stesse, la calotta cranica, le orbite oculari.
Perché già gli occhi è come fossero più grandi, le ciglia più lunghe, la statura più alta e tutto il corpo è fasciato dalla pelle liscia, senza un’imperfezione.
In verità ci legano parenti e conoscenti, ma nel suo mondo di questa cerchia comune sono quasi tutti vivi, mentre nel mio quasi nessuno.
Siamo così diverse, i nostri pensieri e parole così differenti. Lei sa poco - ma con un’ostinazione degna di miglior causa. Io so molto di più - ma non in modo certo.
Mi mostra delle poesie, scritte con una grafia nitida, accurata, con cui io non scrivo più da anni.
Leggo quelle poesie, le leggo. BÈ, forse quest’unica, se fosse accorciata e corretta qua e là. Dal resto non verrà nulla di buono.
La conversazione langue. Sul suo modesto orologio il tempo è ancora incerto e costa poco. Sul mio è molto più caro ed esatto.
Per commiato nulla, un sorriso abbozzato e nessuna commozione.
Solo quando sparisce e nella fretta dimentica la sciarpa -
Una sciarpa di pura lana, a righe colorate, che nostra madre ha fatto per lei all’uncinetto.
La conservo ancora.

venerdì 2 ottobre 2015

[Magla's addicted] - Wislawa Szymborska i versi di "Fotografia dell'11 settembre" e biografia (contributo a cura di Pino Prete)


"Fotografia dell’11 settembre"

Wislawa Szymborska

 

Sono saltati giù dai piani in fiamme –
uno, due, ancora qualcuno
sopra, sotto.
La fotografia li ha fissati vivi,
e ora li conserva
sopra la terra verso la terra.
Ognuno è ancora un tutto
con il proprio viso
e il sangue ben nascosto.
C’è abbastanza tempo
perché si scompiglino i capelli
e dalle tasche cadano
gli spiccioli, le chiavi.
Restano ancora nella sfera dell’aria,
nell’ambito di luoghi
che si sono appena aperti.
Solo due cose posso fare per loro –
descrivere quel volo
senza aggiungere l’ultima frase.
«Sono, ma non devo esserlo, una figlia del secolo» (Wisława Szymborska) 
Nel 1931 Szymborska si trasferì con la famiglia a Cracovia, città alla quale è stata sempre legata: vi ha studiato, vi ha lavorato e vi ha sempre soggiornato, da allora fino alla morte. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale nel 1939, continuò gli studi liceali sotto l'occupazione tedesca, seguendo corsi clandestini e conseguendo il diploma nel 1941. A partire dal 1943, lavorò come dipendente delle ferrovie e riuscì a evitare la deportazione in Germania come lavoratrice forzata. In questo periodo cominciò la sua carriera di artista, con delle illustrazioni per un libro di testo in lingua inglese. Cominciò inoltre a scrivere storie e, occasionalmente, poesie. Sempre a Cracovia, Szymborska cominciò nel 1945 a seguire in un primo momento i corsi di letteratura polacca, per poi passare a quelli di sociologia, presso l'Università Jagellonica, senza però riuscire a terminare gli studi: nel 1948 fu costretta ad abbandonarli a causa delle sue scarse possibilità economiche. Ben presto venne coinvolta nel locale ambiente letterario, dove incontrò Czesław Miłosz, che la influenzò profondamente. Nel 1948 sposò Adam Włodek, dal quale divorziò nel 1954. In quel periodo, lavorava come segretaria per una rivista didattica bisettimanale e come illustratrice di libri. Nel 1969 si sposò con lo scrittore e poeta Kornel Filipowicz, che morì nel 1990. La sua prima poesia, Szukam słowa (Cerco una parola), fu pubblicata nel marzo 1945 sul quotidiano «Dziennik Polski». Le sue poesie furono pubblicate con continuità su vari giornali e periodici per parecchi anni; la prima raccolta Dlatego żyjemy (Per questo viviamo) venne pubblicata molto più tardi, nel 1952, quando la poetessa aveva 29 anni. In effetti, negli anni quaranta la pubblicazione di un suo primo volume venne rifiutata per motivi ideologici: il libro, che avrebbe dovuto essere pubblicato nel 1949, non superò la censura in quanto «non possedeva i requisiti socialisti». Ciò nonostante, come molti altri intellettuali della Polonia post-bellica, nella prima fase della sua carriera Szymborska rimase fedele all'ideologia ufficiale della PRL: sottoscrisse petizioni politiche ed elogiò Stalin, Lenin e il realismo socialista. Anche la poetessa-Szymborska cercò in seguito di adattarsi al realismo socialista: il primo volume di poesie del 1952 contiene infatti testi dai titoli come Lenin oppure Młodzieży budującej Nową Hutę (Per i giovani che costruiscono Nowa Huta), che parla della costruzione di una città industriale stalinista nei pressi di Cracovia. Aderì anche al PZPR (Polska Zjednoczona Partia Robotnicza, «partito operaio unito polacco»), del quale fu membro fino al 1960. Tuttavia, in seguito la poetessa prese nettamente le distanze da questo «peccato di gioventù», come da lei stesso definito, al quale è da ascrivere anche la seguente raccolta Pytania zadawane sobie (Domande poste a me stessa) del 1954. Anche se non si distaccò dal partito fino al 1960, cominciò ben prima a instaurare contatti con dissidenti. Successivamente Szymborska ha preso le distanze dai suoi primi due volumi di poesie. Dal 1953 al 1966 fu redattrice del settimanale letterario di Cracovia «Życie Literackie» («Vita letteraria»), al quale ha collaborato come esterna fino al 1981. Sulle pagine di questa pubblicazione è apparsa la serie di saggi Lektury nadobowiązkowe (Letture facoltative), che sono state successivamente pubblicate, a più riprese, in volume. Nel 1957 fece amicizia con Jerzy Giedroyc, editore dell'influente giornale degli emigranti polacchi «Kultura», pubblicato a Parigi, al quale contribuì anche lei. Il successo letterario arrivò con la terza raccolta poetica, Wołanie do Yeti (Appello allo Yeti), del 1957. Tomba di Wisława Szymborska e dei genitori Dal 1981 al 1983, fu redattrice del mensile di Cracovia «Pismo». Negli anni ottanta intensificò le sue attività di opposizione, collaborando al periodico samizdat «Arka» con lo pseudonimo «Stanczykówna» e a «Kultura». Si impegnò per il sindacato clandestino Solidarność. Dal 1993 pubblica recensioni sul supplemento letterario del «Gazeta Wyborcza», importante quotidiano polacco. Nel 1996 è stata insignita del Premio Nobel per la letteratura «per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà». Ha anche tradotto dal francese al polacco alcune opere del poeta barocco francese Théodore Agrippa d'Aubigné. Le sue opere sono state tradotte in numerose lingue. Pietro Marchesani ha tradotto la maggior parte delle sue raccolte poetiche in italiano; Karl Dedecius ha diffuso le sue poesie in tedesco; il Premio Nobel Czesław Miłosz ha tradotto vari testi in inglese, seguito poi da Joanna Maria Trzeciak e dalla coppia di traduttori Stanislaw Baranczak e Clare Cavanagh. La sua più recente raccolta poetica, Dwukropek (Due punti), apparsa in Polonia il 2 novembre 2005, ha riscosso uno strepitoso successo, vendendo oltre quarantamila copie in meno di due mesi. Dopo diversi mesi di malattia, il 1º febbraio 2012, Szymborska è scomparsa nel sonno presso la sua casa a Cracovia. Dopo essere stata cremata è stata sepolta nella tomba di famiglia.

giovedì 1 ottobre 2015

Santina Gullotto "Se ascolti l'emozione" (contributo a cura di Pino Prete)


Poesia tratta da "Il buio e la luce" di Santina Gullotto

SE ASCOLTI L'EMOZIONE
Se ascolti l'emozione ritorni a sognare, ritorni a sperare, che qualcosa può cambiare nella vita e nel dolore, che tutto porti dentro il cuore..... Se ascolti l'emozione molte cose puoi capire..... Trasforma il tuo pianto, trasformalo in sorriso, un sorriso come il sole, che illuminerà il viso..... Se ascolti l'emozione, de battito del cuore, senti che il mondo è pieno sia di gioia, che di dolore, senti che la vita può essere migliore, se solo ci fosse un pò piu di vero amore..... Se ascolti l'emozione, t'accorgi che c'è il sole, che dietro ad ogni nuvola c'è il sorriso del buon Dio..... E solo con la fede riesci a volare, riesci a volare oltre il bosco e la radura. Se ascolti l'emozione.....Riuscirai a vedere, quel timido raggio di sole, che fende degli alberi del golfo, e intravedi di nuiovo l' orizzonte; e torni a volare oltre il bosco e la radura.....