venerdì 15 aprile 2016

[Letti per voi] - Autobus per il paradiso di Leo Buscaglia


Ciao followers tutt*!

Volete leggere un libro che vi aiuti ad approfondire i meccanismi delle relazioni personali, che vi spinga a rendere più veri e semplici i vostri rapporti con gli altri, che renda più gioioso il percorso della vostra esistenza?

Ecco il libro che fa per voi: è “Autobus per il Paradiso” di Leo Buscaglia… 

Autobus per il paradiso di Leo Buscaglia
1997 – Mondadori Editore – ISBN 9788804423102 – 308 pp – € 9,50


Desrizione del volume (tratta dal sito Mondadori)

L’amore come fonte d’energia che non diminuisce mai usandola, e che ci fornisce la sicurezza necessaria a sfidare noi stessi e gli altri per cambiare e per crescere.
L’autore ci invita ad appassionarci alla vita, al cibo, alle piante e agli animali; ci insegna la disponibilità, l’amor proprio, il piacere della dignità e la grandezza del donare comunicando e amando gli altri.

Dire “Ti amo” vuole anche dire “Non ti do per scontato”, che la forza che ci ha uniti ancora esiste.
[Leo Buscaglia, “Autobus per il paradiso”]

****

Le parole hanno il potere di costruire, creare e arricchire oltre a quello di ferire e distruggere.
[Leo Buscaglia, “Autobus per il paradiso”]



L’Autore

Felice Leonardo Buscaglia (1924-1998) è stato docente presso la University of Southern California e scrittore statunitense. Nato negli Stati Uniti da genitori italiani (piemontesi) fu il primo ad istituire in America un corso universitario sull’amore; corso che ottenne un inaspettato successo e venne riproposto per molti anni, facendogli ottenere l’appellativo di “Il professore dell’Amore”.


Leo Buscaglia è stato autore di numerosi bestseller sull’educazione e sull’amore: “Vivere, amare, capirsi”, “Amore”, “La coppia amorosa”, “La cucina dell’amore”, “Nati per amare”, “La via del toro” e, infine, il suo ultimo volume scritto un anno prima della morte “Autobus per il paradiso”.


La mia recensione


L’arte di saper vivere con gli altri, di comprendere e gestire la propria serenità. Un famoso sociologo spiega in modo chiaro e sincero quali sono i meccanismi che ci impediscono di essere felici. In questo piccolo volume ci sono perle di saggezza, scritte in modo così chiaro che arrivano dirette nel cuore di chi legge, provocandone un grande cambiamento interiore nel modo di relazionarsi agli altri, di vederne e capirne i comportamenti.

Leo Buscaglia è stato un personaggio fondamentale per la mia crescita umana. Ho incontrato per caso un altro suo libro “Vivere, amare, capirsi” durante la fase adolescenziale; fase complicata e difficilissima per tutti ma soprattutto per me in quel periodo. Vi ho trovato un rifugio e un insegnamento che mai dimenticherò, perché con poche brevi parole Buscaglia riesce a trasmettere la potenza del suo messaggio, che poi è riassunto perfettamente nelle parole del titolo: “vivi”, “ama”, “comprendi”, “perdona”.

In questo libro l’Autore approfondisce in modo più mirato i rapporti umani, le relazioni sociali e l’interazione con gli altri. C’è un breve stralcio che vorrei leggeste, che vi farà sorridere ma che vi porterà anche a riflettere…

…per la famiglia un rivelatore economico più accurato di Wall Street. Potevamo dedurre la nostra situazione economica dalla densità del minestrone: un bel brodo fitto indicava che ai Buscaglia andava tutto bene, una minestra acquosa invece denotava tempi magri, meno ricchi. Per quanto abbondante fosse il cibo servito a casa nostra, non si buttava via mai niente. Andava a finire tutto nella zuppiera. Il minestrone era curativo. Soddisfava le esigenze sia del corpo sia della mente. A qualsiasi ora del giorno o della notte un membro della famiglia tornava a casa era sempre ora di minestrone. Se papà lavorava fino a tardi – e facendo il cameriere succedeva più spesso che mai – mamma si alzava da letto con indosso la vestaglia di cotone, i lunghi capelli castani sciolti sulle spalle in morbide onde, e si sedevano davanti ad un piatto di minestra. Più che altro lei stava ad ascoltarlo mentre mangiando lui le raccontava le tribolazioni e le discussioni o le gioie e i successi della giornata. Se ci facevamo male il rimedio della mamma era immancabilmente un cerotto, un abbraccio e una scodella di minestra. Guariva raffreddore, febbre, il mal di testa, l’indigestione, il mal di cuore e la tristezza. Quante volte un piatto di minestrone è servito a riunirci con calore e gioia? Era un atto di comunione. Se qualcuno passava a trovarci, estranei compresi, ben presto ci saremmo trovati tutti intorno al tavolo della cucina a chiacchierare davanti ad un piatto di fumante minestra. Serviva da prima colazione, da veloce pranzo e da spuntino di mezzanotte. A volte era persino un segnale per qualcuno che aveva voglia di parlare. Mamma morì dieci anni fa circa, sei prima di papà. La casa non fu più la stessa. Qualcuno spense il gas sotto il pentolone della minestra il giorno dopo il funerale e con quella fiamma se ne andò tutta un’era. Oh, è ovvio che a casa mia si prepara ancora il minestrone di tanto in tanto. Ma in quantità minori e solo in particolari occasioni. Il calore rassicurante che riempiva la casa ora manca. Anzi, i più piccoli dicono che fa puzzare la casa, che riempie troppo, o che dopo un po’ li nausea. Sono ben poche le cose su cui poter contare oggigiorno. Ci vorrebbero più zuppiere colme di minestrone nel mondo. Desidero ancora la sua sicurezza, il suo aroma, il suo gusto. Sono certo che vi sono ancora case su questa terra dove bollono ancora simili minestre. Che bollano a lungo!  [Leo Buscaglia, “Autobus per il paradiso”]

Insomma, che aspettate a leggervelo tutto? Sono certa che apprezzerete l’Autore e il suo messaggio, come l’ho apprezzato io! :-)

Alla prossima! (kiss kiss kiss :-*)

∼ Loriana ∼





Nessun commento:

Posta un commento